Il cosiddetto Correttivo Cartabia ( D. Lgs. 31 ottobre 2024, n. 164) all′art. 3, comma 8, lett. g, n. 2 prevede , a decorrere dal 26 novembre 2024, una modifica della formula di rito nella "vocatio in ius" della citazione per i procedimenti di convalida di sfratto per finita locazione o morosità: " ..La citazione per la convalida, redatta a norma dell′articolo 125, in luogo dell′invito e dell′avvertimento al convenuto previsti nell′articolo 163, terzo comma, numero 7), deve contenere, con l′invito a comparire nell′udienza indicata, l′avvertimento che se non comparisce o, comparendo, non si oppone, il giudice convalida la licenza o lo sfratto ai sensi dell′articolo 663 e che sussistendo i presupposti di legge la parte può presentare istanza per l′ammissione al patrocinio a spese dello Stato......." Il mancato inserimento, nell′atto di intimazione, del nuovo avvertimento relativo all′istanza per l′ammissione al patrocinio a spese dello stato, comporta un profilo di nullità che potrà essere sanato, in mancanza di costituzione del convenuto, con una rinnovazione della citazione. Curiosa la genesi del nuovo avviso: inserito come novità per la citazione ordinaria (art. 163 c.p.c. n. 7) nella riforma Cartabia, si era evidentemente ritenuto di non prevederlo per i giudizi di convalida di sfratto, salvo poi piazzarlo, stile "bomba intelligente" a distanza di tempo ed all′interno dell′ennesima giungla di norme chiamata per semplificare "correttivo Cartabia" ma che di semplice non ha nulla. La ricerca di questa novità, così come di altre rilevanti, all′interno del D. Lgs., è una caccia al tesoro tra articoli, commi, lettere, sotto categorie, ecc. Ancora una volta, una riforma fatta in modo evidentemente non sufficientemente attento ha reso necessario il ricorso, a distanza di tempo, ad aggiustamenti e correttivi. Al di la dell′opportunità o meno del nuovo formalismo, sono le modalità di queste continue riforme e correttivi a destare qualche perplessità: sembra un percorso ad ostacoli per contro gli operatori del diritto. Facile cadere in fallo ed a rimetterci, alla fine, sono sempre i cittadini più deboli che vedono moltiplicarsi i costi ed i tempi della giustizia.