Anche in epoca di coronavirus il Condominio deve essere messo nelle condizioni di poter assumere decisioni.

L’assemblea condominiale però può essere considerata un tipico caso di “assembramento” vietato o comunque pericoloso.

È stata quindi importante la modifica dell’art. 66 delle disposizioni di attuazione del codice civile introdotta dal d.l. 14 agosto 2020, n. 104, poi convertita nella legge di conversione 13 ottobre 2020, n. 126, in vigore dal 14 ottobre 2020.

È stata introdotta la possibilità che la riunione assembleare si tenga tramite videoconferenza, mediante una delle varie piattaforme elettroniche oggi disponibili.

È stato inserito anche questo principio di diritto: “Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, previo consenso di tutti i condomini, la partecipazione all’assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza”.

In sede di conversione del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, il consenso di tutti i condomini è stato sostituito con il consenso della maggioranza degli stessi.

La ratio della repentina modifica deve essere ritrovata nel tentativo di rendere più snella e veloce la possibilità di utilizzare lo  strumento della videoconferenza.

Il consenso preventivo della maggioranza legittima i condomini a  partecipare all’assemblea in modalità di videoconferenza anche qualora tale possibilità (come nella maggioranza dei casi) non sia “espressamente prevista dal regolamento condominiale”.  Nel discende che le modalità del funzionamento dell’assemblea condominiale (in presenza o videoconferenza) non possono mai essere ritenute norme contrattuali o inderogabili.

Il consenso viene rilasciato “ad hoc” ed ha ad oggetto la semplice partecipazione alla singola assemblea condominiale per la quale è stato prestato.  Qualora non prevista dal regolamento la modalità “telematica” per il funzionamento dell’assemblea condominiale, tale consenso preventivo andrà prestato ogni volta.

A prescindere dalle lacune e dalle problematiche che sicuramente emergeranno, la nuova previsione deve essere vista con favore, anche quando verrà meno l’emergenza epidemiologica.

Basti pensare alla difficoltà di organizzare assemblee condominiali per le “seconde case”, che potrebbe essere risolta dallo strumento della videoconferenza.

Anche la durata delle assemblee potrebbe ridursi, dal momento che le modalità telematiche non consentono certo quella “socialità” che è alla base delle lungaggini connaturate alle riunioni condominiali.